Il Pero è un albero di medie dimensioni che può raggiungere i 10-17 metri mentre il suo apparato radicale si sviluppa orizzontalmente non superando i 60-80 cm di profondità. E’ una pianta originaria dell’ Europa sud-orientale e dell’ Asia Minore, piuttosto resistente, che può tollerare anche il freddo polare ma, come altri alberi da frutto, supera raramente i 100 anni.
Proprietà
- Il colore del durame è tra il bruno e il rossastro e la sua colorazione non varia nel corso della lavorazione. E’ un legno adatto ad ogni tipo di operazione, dalla fresatura, alla tornitura e all’ intaglio grazie alla sua struttura uniforme.
- Una delle caratteristiche di questo legno è che si colora e si lucida bene. Il colore che emerge durante il taglio è rossiccio, ma a volte viene dipinto di nero, perché si riesce a creare una buona imitazione dell’ ebano.
- Ha un altissima resistenza , una fibra molto compatta, un’ alta resistenza all’ attacco dei parassiti, non subisce molto le variazioni di umidità, ha un’ alta resistenza al marciume, non ha molta umidità all’ interno per cui se gli viene piantato un chiodo metallico tende a non fare tanta ruggine.
Impieghi
Il costo di questo legno non è proprio contenuto per cui è stato impiegato sotto forma di impiallacciato per interni e mobili. Quando non è disponibile, si utilizza il ciavardello come sostituto.
- Il pero, insieme all’acero, è uno dei legni maggiormente impiegati e più adatti nella fabbricazione di flauti dolci. Questa essenza è caratterizzate da un suono pieno e piuttosto morbido mentre i più duri sono legno di ebano e di grenadilla. Il flauto in pero a volte, per scelta dello strumentista, viene tinto, ma questo non ha effetti né sul suono né sulle qualità del legno.
- Nel modellismo navale viene usato perché è un legno che ha le caratteristiche sopra elencate come resistenza del legno e dai parassiti, compattezza, facilità nel colorarlo e poca umidità.
- Utilizzato fino a trenta, quaranta anni fa per fare righe, squadre e altri strumenti di precisione e misurazione per geometri.
Medicina popolare e fitoterapia
La parte più carica di principi benefici è il suo frutto, la pera che è un ottimo reidratante dell’ organismo. Contiene un elevato contenuto di acqua e fibre, è ricca di vitamina A, vitamina C, E e vitamine del gruppo B e di minerali tra cui calcio, magnesio, potassio, fosforo, ferro e sodio, che la rendono un’alleata delle ossa, dei reni, e del sistema nervoso.
Contiene anche la lignina una fibra che aiuta a ridurre il colesterolo. Ha proprietà lassative e stomachiche (regola le funzioni gastriche) e contiene, inoltre, la pectina una sostanza che fa da antisettico dell’apparato intestinale.
Anche le foglie del pero hanno proprietà terapeutiche: esse contengono arbutina, mucillagini, tannino e clorofilla che sono dei validi disinfettanti delle vie urinarie
Storia
- Il pero era già conosciuto già 3000 anni fa, in Asia ed Europa, in particolare in Cina e sulle sponde africane del Mar Mediterraneo.
- Omero nell’Odissea parla dell’albero del pero definendolo uno dei “doni degli Dei” nel giardino reale di Alcinoo, re dei Feaci.
- Al tempo della Grecia classica il pero era considerato un albero degno degli dei ed era addirittura dedicato ad Era, moglie di Giove.
- Veniva coltivato in maniera diffusa anche dai Romani, ci sono testimonianze di botanici latini del I secolo che ne elencavano già una quarantina di specie e di varietà.
- Teofrasto (371- 287 a.c), uno dei più grandi botanici greci dell’antichità nella sua opera Historia Plantarum classifica e descrive le piante e le specie allora conosciute, sia coltivate che selvatiche.
- Catone(234 – 149 a.c.) nella sua opera De agricoltura oltre a dare consigli su come gestire un’azienda agricola, scrive anche i metodi per coltivare il pero e come fare innesti di varietà selezionate, pratica largamente diffusa durante il periodo romano.
- Plinio(23 – 79 d.c) nella sua opera Historia Naturalis (XV,16) svelò il perché dei nomi di alcuni tipi di pere, presi direttamente dai loro scopritori o dal profumo che emanavano, come ad esempio la Laurea per il suo odore di alloro.
- Durante il Medio Evo veniva utilizzato da intagliatori e scultori per la produzione di stampi per la pasticceria e matrici per la decorazione delle stoffe.
- Nei testi sacri, infine, la pera viene descritta come frutto della tentazione per il peccato da S.Agostino (354-430 d.C.), filosofo, vescovo e teologo.
- Nel Medioevo grazie a Carlo Magno, Imperatore del Sacro Romano Impero, venne ripresa la coltivazione della pianta. Le campagne erano state abbandonate e saccheggiate e l’unico luogo dove si continuò a coltivare il pero era nei conventi grazie agli ordini monastici. Nel Capitulare de villis di Eginardo (fra il 770 e l’800) fatto redigere da Carlo Magno si legge un vasto elenco di piante, utilizzate sia per uso alimentare, che aromatico o medicinale. Tra queste il pero, con l’imposizione di piantarne nei campi reali diversi tipi per scopi diversi:
“ … Piantate alberi di pero i cui prodotti possono essere mangiati crudi grazie al loro sapore piacevole, quelli che forniscono frutti per cuocere e, infine, quelli che maturano tardi e che possono servire in inverno… ” (capitolo LXX)
- Verso il 1600 in Francia aumentarono il numero di pomologi (coloro che classificano in tutti gli aspetti gli alberi da frutto) e dalla coltivazione passarono allo studio dei frutti. Il pero fu classificato in questo periodo come uno degli alberi da frutto con più forme, molte varietà e differenti qualità.
- Fino al XX secolo erano molto utilizzato per le matrici per i caratteri da stampa.
Letteratura
Alcuni riferimenti al pero si possono trovare anche nella letturatura drammaturgica di William Shakespear (1564-1616):
Le allegre comari di Windsor (Atto IV, Scena V) Falstaff:
….. mi frusterebbero coi loro lazzi fino a ridurmi, per la gran vergogna, come una pera secca. Decisamente non mi va più bene dal giorno che barai alla primera. Avessi ancora fiato per pregare, reciterei il mea culpa..
Tutto è bene quel che finisce bene (Atto I, Scena I) Parolles:
È meglio il dattero nella torta e nella minestra, che la data sulla vostra guancia. La vostra verginità, la vostra vecchia
verginità, assomiglia alle nostre pere francesi vizze; brutta al di fuori, secca al palato; già, è una pera vizza; prima era migliore, ma ora, già, è vizza. Ecco!
Giulietta e Romeo (Atto II, Scena I) Mercuzio:
Se l’amore è cieco, non può colpire il segno.Ora Romeo sta seduto sotto un nespolo e sogna con desiderio la sua donna; la vede nella forma di quel frutto che le ragazze ridendo chiamano «nespola», quando sono sole. O Romeo, se ella fosse, se ella fosse un’aperta… eccetera…e tu una pera di Poperin! Buona notte, Romeo! Vado a dormire nel mio letto, perché questo letto da campo è troppo freddo per me. Vieni; andiamo via?
Il racconto d’inverno (Atto IV, Scena III):
Bisogna che mi procuri dello zafferano per colorire le torte di pere, e scorza di noce moscata e datteri…
Mitologia
- Il frutto del pero era considerato sacro per molte divinità antiche, come la dea egiziana Isis o la dea greca Era.
- In Grecia si associava Afrodite, dea dell’amore, al frutto. La sua forma veniva associata al ventre femminile e quindi considerato un simbolo erotico.
- Nella mitologia greca il pero era consacrato alla luna e successivamente alla dea Era, la cui statua dentro l’antico santuario a Micene, era scolpita nel legno di pero.
- Per la simbologia cristiana il pero rappresentava l’amore di Cristo per l’umanità.
- In Cina il pero rappresenta la giustizia, longevità, purezza e sapienza.
- In Corea il frutto simboleggia la grazia e la nobiltà. Esistono molte leggende su come la pera possa donare fertilità femminile, fortuna agli esami, saggezza e salute.
- In Giappone viene attribuita al pero la capacità di tenere lontano il male .
Leggende
Nel cantone svizzero di Argovia era uso piantare un pero se veniva alla luce una femmina.
Famoso il proverbio: Al contadino non gli far sapere quanto sia buono il cacio colle pere
Stampa
Esistono due differenti tipologie di xilografia: su legno di filo, e su legno di punta o di testa.
Il Legno di pero veniva utilizzato per entrambi i tipi.
La prima veniva eseguita su una tavola di legno facile da lavorare, tagliata nel senso della venatura ( pero, noce, melo, ciliegio, faggio), che veniva incisa.
La matrice della seconda si otteneva da un legno duro ( bosso,pero, acero, sorbo) tagliato in senso perpendicolare alla venatura così che l’incisione non fosse ostacolata dalle fibre del legno.